martedì 30 settembre 2008

COSTRUIRE UN NEMICO

Umberto Eco


Testo integrale dell’intervento tenuto il 15 maggio scorso a Bologna nell’ambito del ciclo di conferenze “Elogio della politica” curato da Ivano Dionigi presso l'Università di Bologna


Testo integrale dell’intervento tenuto il 15 maggio scorso a Bologna nell’ambito del ciclo di conferenze “Elogio della politica” curato da Ivano Dionigi presso l'Università di Bologna
Anni fa a New York sono capitato con un tassista dal nome di difficile decifrazione, e mi ha chiarito che era pakistano. Mi ha chiesto da dove venivo, gli ho detto dall'Italia, mi ha chiesto quanti siamo ed è stato colpito che fossimo così pochi e che la nostra lingua non fosse l'inglese.Infine mi ha chiesto quali sono i nostri nemici. Al mio "prego?" ha chiarito pazientemente che voleva sapere con quali popoli fossimo da secoli in guerra per rivendicazioni territoriali, odi etnici, continue violazioni di confine, e così via. Gli ho detto che non siamo in guerra con nessuno. Pazientemente mi ha spiegato che voleva sapere quali sono i nostri avversari storici, quelli che loro ammazzano noi e noi ammazziamo loro. Gli ho ripetuto che non ne abbiamo, che l'ultima guerra l'abbiamo fatta cinquanta e passa anni fa, e tra l'altro iniziandola con un nemico e finendola con un altro.Non era soddisfatto. Come è possibile che ci sia un popolo che non ha nemici? Sono sceso lasciandogli due dollari di mancia per compensarlo del nostro indolente pacifismo, poi mi è venuto in mente che cosa avrei dovuto rispondergli, e cioè che non è vero che gli italiani non hanno nemici. Non hanno nemici esterni, e in ogni caso non sono mai in grado di mettersi d'accordo per stabilire quali siano, perché sono continuamente in guerra tra di loro, Pisa contro Livorno, Guelfi contro Ghibellini, nordisti contro sudisti, fascisti contro partigiani, mafia contro stato, governo contro magistratura – e peccato che all'epoca non ci fosse ancora stata la caduta del secondo governo Prodi altrimenti avrei potuto spiegargli meglio cosa significa perdere una guerra per colpa del fuoco amico.
Però, riflettendo meglio su quell'episodio, mi sono convinto che una delle disgrazie del nostro paese, negli ultimi sessant'anni, è stata proprio di non avere avuto veri nemici. L'unità d'Italia si è fatta grazie alla presenza dell'austriaco o, come voleva Berchet, dell'irto e increscioso alemanno, Mussolini ha potuto godere del consenso popolare incitandoci a vendicarci della vittoria mutilata, delle umiliazioni subite a Dogali e ad Adua e delle demoplutocrazie giudaiche che ci infliggevano le inique sanzioni. Si veda che cosa è accaduto agli Stati Uniti quando è scomparso l'Impero del Male e il grande nemico sovietico si è dissolto. Rischiavano il tracollo della loro identità sino a che Bin Laden, memore dei benefici ricevuti quando veniva aiutato contro l'Unione Sovietica, ha porto agli Stati Uniti la sua mano misericordiosa e ha fornito a Bush l'occasione di creare nuovi nemici rinsaldando il sentimento d'identità nazionale, e il suo potere.

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stazione...un buon punto di partenza

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