venerdì 8 giugno 2007

Cara P.

Brutta storia. Abbiamo bisogno di ossigeno per respirare, respirare per vivere, per sorridere, piangere, lottare e vincere, e perdere, e tenersi aggrappati all’orlo del precipizio quando il mondo comincia a franare rovinosamente sotto le scarpe. questo è sicuro. Respirare. È una scelta inconsapevole che compiamo ogni secondo. Sopravvivenza. Dobbiamo scegliere , sempre. Scegliere se affondare o nuotare, o rimanere semplicemente a galla. Scegliere se vogliamo affrontare la vita come “un toro o un negozio di porcellana”. Qualunque cosa tu faccia hai un fottuto bisogno di ossigeno, ma quando per te l’ossigeno era lui, allora tutto va a puttane, perdi il galleggiante a cui eri aggrappata ed il mare, che fino a pochi secondi prima era una tavola d’olio, si scatena sulla tua testa. Non riesci più a vedere il cielo ne tanto meno una via d’uscita. Le cose si complicano. Panico. Le braccia ti cedono. Non riesci a chiudere gli occhi, l’adrenalina pompa a mille su e giù per le arterie e c’è un solo pensiero che si ingigantisce nella zucca: è finita. Il tuo posto è giù, nel fondo. Pensi di essere inadeguata, e che ci sono cose al mondo che purtroppo non ti appartengono, troppo grandi e complicate per te e altre mille cazzate del genere che ti frullano per il cervello. E allora cosa fai? Te lo dico io. Ti scavi un bel buco nel terreno dentro il quale ti seppellisci, sperando, in cuor tuo, che lui venga a scovarti sotto quel cumulo di macerie che è ormai la tua vita.
A questo punto chiudi gli occhi e respira.

Ti racconto una storia…

Una sera d’inverno, mentre fuori imperversava una tempesta, un viandante, messo alquanto male, entrò in una taverna e dopo avere preso posto a sedere vicino al fuoco ordinò da bere. Bagnato fradicio cominciò a crogiolarsi al caldo del camino. Quando l’oste gli portò il vino lui vide che il viandante stava sorridendo. Gli allungò la caraffa e gli domandò cosa mai avesse da ridere visto che la sorte sembrava essersi accanita contro di lui. Il viandante gli rispose:
- gentile oste, sappi che l’uomo che vedi dinanzi ai tuoi occhi una volta era il re di un enorme regno. Vivevo in uno splendido castello e dividevo il letto con la mia regina nonché la più splendida delle donne, avevo due figli, che erano il mio più grande orgoglio. Ero circondato da amici fedeli. Una notte il castello fu assalito dai nemici e dato alle fiamme. I miei figli furono barbaramente uccisi e così tutti i miei amici, ed io dopo aver combattuto senza tregua fui costretto a fuggire in sella al mio cavallo portando in salvo la mia regina che era stata gravemente ferita, fummo braccati tutta la notte fino a che non riuscii a nascondermi in una caverna dove però sfortunatamente il mio destriero morì per la fatica. Riuscii però ad evitare gli inseguitori e con la mia splendida regina in braccio raggiunsi un piccolo villaggio dove trovai un medico che potesse curare le sue ferite. Attendemmo in quel luogo per due giorni ma le sue condizioni peggiorarono fino a portarla alla morte. Nel frattempo qualcuno del villaggio aveva avvertito i miei nemici che mi stavo rifugiando presso di loro, così fui costretto a scappare, ma prima di lasciare il villaggio una donna mi diede una camicia pulita, che accettai volentieri, e buttai via le vesti che avevo in dosso, imbrattate del sangue dei miei cari. Dopo giorni e settimane di fuga sono arrivato nel vostro paese, ed ora sono qui.-
Dopo l’incredibile storia che aveva lasciato l’oste senza fiato il re bevve dal calice un grande sorso di vino. Non appena l’oste si riprese domandò al viandante:
- mi scusi mio sire! Ma perchè sorride? non ha più niente, ha perso tutto quello che aveva, cosa le rimane?-
E il viandante rispose:
-questa camicia amico mio. Questa camicia!-

Non so se queste parole ti siano state di conforto alcuno (la storia mi è stata raccontata da un mio amico (N.R.) e penso di averla resa un po’ romanzata ma alquanto fedelmente) , premesso che non parlo mai male degli ex dei miei amici perché come al solito finiscono di nuovo insieme ed io passo per il bastardo (se vuoi prendilo come un augurio), ma sappi che, e penso di parlare a nome della combriccola tutta, siamo immensamente felici della tua rottura con banano.
Peace and love, sister!!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie per il caldo abbraccio
p.s. perchè banano? io lo chiamo girino...

deadoxygen ha detto...

ma quale abbraccio?

stazione...un buon punto di partenza

stazione...un buon punto di partenza
St. Raphael